Gerardo Mangione
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Nella primavera dell’anno del Signore 1606, inizia la storia meravigliosa e dolorosa del
monastero e delle monache che, dopo quattro secoli, continua ancora. Tre giovani di Parma -
due sorelle: Ersilia e Lavinia, e la cugina Margherita - decidono di donare totalmente la loro
vita al Signore vivendo in un monastero dove venga osservata la regola di santa Chiara. Le
due sorelle espongono al padre il loro grande desiderio; egli accoglie con piacere la loro
richiesta e chiede ad alcuni monasteri, ma invano: tutto esaurito; le comunità delle monache
mendicanti non dovevano superare il numero di trentatré. Allora egli presenta la richiesta al
vescovo mons. Picedi e al duca Ranuccio I Farnese, che promettono sostegno spirituale e
aiuto finanziario.
Il 6 dicembre 1606 inizia la costruzione e intanto ventitré giovani chiedono di entrare nel
nuovo monastero, che avrà vita fiorente fino al 1810, anno della soppressione di tutti gli
ordini religiosi. Anche il nostro monastero delle Cappuccine dedicato a Santa Maria della
Neve viene soppresso. Le monache, con immenso dolore, devono separarsi: alcune vanno con
parenti, altre presso famiglie di amici e benefattori ed un gruppo con la Madre Abbadessa,
nella speranza di potersi riunire di nuovo in monastero. Debbono attendere quattro anni.
C’è da ricordare anche che nel 1682 un secondo monastero di monache Cappuccine veniva
costruito in Parma dal duca Ranuccio II accanto alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli, in via Farini, per l’educazione delle giovani di nobili famiglie. Nel 1686 il monastero era pronto
e prese il nome di Santa Maria Addolorata e si trova tutt’ora in via Farini 75. Anche questo
monastero verrà soppresso nel 1810; ma nel 1814 la duchessa Maria Luigia dona alle
Cappuccine di Santa Maria della Neve, questuanti, il monastero delle Cappuccine
dell’Addolorata. Quando le Cappuccine dell’Addolorata vengono a sapere che il loro
monastero è stato assegnato alle Cappuccine di Santa Maria della Neve, chiedono ed
ottengono dalle autorità competenti di entrare anch’esse insieme a loro. Si forma, così,
un’unica comunità di Cappuccine. Con l’avvento del Regno Italico, il monastero
dell’Addolorata, con la legge del 7 luglio del 1866 è di nuovo soppresso, e diventa proprietà
dello Stato. La comunità è composta da trenta monache. Viene loro concesso di rimanere in
monastero fin quando fossero rimaste in sei; dopo dovevano trovare una abitazione altrove.
Allora era proibito accettare nuove vocazioni e indossare l’abito religioso.
Dal 1866 al 1896, in trent’anni, le monache rimangono nove. Sta per giungere la triste ora di
lasciare il monastero. Il cappellano, con il concorso di altri benefattori, acquista un ampio
fabbricato, presso la chiesa di Sansepolcro, per le monache e per le giovani che volessero (in
segreto) farsi religiose.
A Parma, noi non siamo conosciute come monache clarisse Cappuccine, ma come Suore del
Bambino. Nella chiesa, annessa al monastero, sopra l’altare della navata destra, è esposta, in
una nicchia, la statua che rappresenta Gesù Bambino, molto venerata a Parma. Ogni anno,
viene celebrato un solenne triduo di preghiera in suo onore.
La chiesa è consacrata il 12 agosto 1569 e custodisce un’immagine miracolosa che raffigura
Maria Santissima, Gesù Bambino e degli Angeli. Da questa immagine la chiesa prende la
denominazione di Santa Maria degli Angeli. La Chiesa è tutta affrescata con immagini della
vita di Gesù e di Maria Santissima da noti pittori parmigiani. La cupola e i pennacchi sono
opera del pittore Giambattista Tinti. Le lesene, le colonne binate di pregiati marmi, le basi e i
capitelli corinzi di marmo bianco di Carrara rendono bella la chiesa, che è molto frequentata.
Di generazione in generazione le mamme e le nonne affidano alla protezione di Gesù
Bambino i loro bambini e i loro nipotini.